L'associazione Maria Cristina Ogier ONLUS
» Istituto Maria Cristina Ogier: eletto Ente morale con DM del 9/4/1992
(Sostituisce l’Opera Maria Cristina Ogier del 1980 e l’originario Comitato Promotore Fondazione Maria Cristina Ogier del 1976)
» Associazione Maria Cristina Ogier ONLUS (1998)
Dal settimanale “Toscana Oggi” – 5 dicembre 2010
«Ti lascio, mamma; ti lascio…Promettimi che farai quello che ti ho chiesto». Sono le parole pronunciate dalla diciottenne Maria Cristina Ogier qualche mese prima di morire, una promessa strappata alla madre fino ad allora recalcitrante a portare avanti i progetti di carità della figlia. Abbiamo già considerato la luminosità della vita di questa ragazza innamorata di Dio e del prossimo, un amore quest’ultimo vissuto servendo i malati con l’Unitalsi, aiutando i poveri, anche quelli Oltreoceano. La domanda a cui questa volta dobbiamo rispondere riguarda l’eredità di Maria Cristina, i frutti che sono nati con la sua morte.
Poco dopo il funerale della ragazza cominciano ad arrivare da più parti offerte di denaro e lettere che sollecitano i genitori ed altre persone a realizzare i progetti di Maria Cristina. E’ così che nel 1976, a soli due anni dalla sua morte, viene aperta una casa-famiglia femminile in viale Galilei (Firenze), in una villa che tanto piaceva alla giovane Ogier; nel 1983 invece è la volta della casa-famiglia maschile di via Fortini, a qualche chilometro di distanza dall’altra. Ancora oggi, nel visitare questi ambienti, non si può che dare ragione al Cardinal Silvano Piovanelli, già arcivescovo di Firenze, che li definì «case dell’amore e della condivisione»; qui nessuno è anonimo. Per volontà di Maria Cristina gli ospiti sono pochi (10-12 al massimo) perché ciascuno sia chiamato per nome e circondato da cure e amore. Nel corso degli anni l’assistenza a queste persone, donne e uomini, è stata prima assicurata dalle Suore Minime del Sacro Cuore di Poggio a Caiano ed attualmente dalle suore polacche della Divina Provvidenza. Inoltre prestano servizio in queste realtà, personale delle cooperative e tanti volontari come quelli dei Canottieri Firenze che ogni Giovedì aiutano a mettere a letto alcuni ospiti della casa in via Fortini. Insomma, a trentasette anni dalla morte di Maria Cristina, sono molte le persone che operano per portare avanti il suo messaggio, un fiume di carità che si è andato sempre più ingrossando.
Nel suo nome, nel 1975 è nato a Firenze il primo Centro di Aiuto alla Vita in Italia, per sostenere ragazze madri e giovani spose in situazioni disagiate, con interventi di tipo sanitario, psicologico ed economico; inoltre sono sorte un’Opera, un Istituto, con il proprio notiziario «La Scia» ed un’Associazione Onlus.
A livello internazionale, nel 1996 è stata inaugurata a Teresina (Brasile) una casa-scuola per realizzare il sogno di Maria Cristina e dei suo genitori: essere presenti anche in Brasile per aiutare e sostenere bambini e adolescenti poveri. Nel 1999 è stata aperta una scuola in Bolivia e successivamente è stata restaurata una struttura assistenziale che accoglie gli orfani della periferia di Minsk (Bielorussia).
Nell’anno in corso, viste le tante richieste di informazioni sulla Ogier giunte anche dall’estero, è stato attivato un Ufficio Divulgativo di cui è stata responsabile la professoressa Nikla Balestra:«Non ho conosciuto Maria Cristina quando era in vita – ci dice Balestra –, il mio incontro con la sua figura risale al 1989 quando cercavo del materiale per la mia tesi in Scienze Religiose. Il mio lavoro, Maria Cristia Ogier: un’identità ed un modello si aggiunge a numerosi scritti apparsi su di lei sulla stampa nazionale ed estera ed a libri, tradotti in diverse lingue. Sono inoltre presenti tre biografie, due di don Setti (Nella luce dell’Epifania e La conquista della gioia), e una di padre Duranti (Vivo sognando il Paradiso), tutte attualmente in ristampa».
«Solo l’Amore con la “A” maiuscola dona la vera felicità!». Questa affermazione di Papa Bendetto XVI si addice bene a Maria Cristina Ogier, una figura forte e appassionata, ma anche dolce e acerba come i suoi pochi anni. La sua eredità più grande forse è proprio il modo in cui è andata incontro alla morte, con una serenità, una fortezza ed una speranza straordinarie. Ella, nonostante la sofferenza e la chiara consapevolezza che il tumore l’avrebbe uccisa, non si è ripiegata nel rammarico, ma sì è aperta all’Amore, per gli altri e per Dio, facendo della quotidianità il terreno su cui forgiare la propria virtù. Per tali motivi, questa vita, come sollecitato anche dall’Unitalsi e dall’Ordine Francescano Secolare di cui la ragazza faceva parte, merita di essere portata all’attenzione della comunità, in particolare dei giovani.
Scrive don Setti:«La vita di Maria Cristina è un segno, abbiamo il dovere di raccogliere segni».
E’ quello che abbiamo cercato di fare risalendo, attraverso la memoria, la scia tracciata da questa giovane che «viveva sognando il paradiso».
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